D’ALIMONTE LUIGI
Luigi D’Alimonte è nato a Pescara il 16 Agosto 1967, vive e lavora a Cugnoli (PE).
«Nasce qualche anno fa l’idea di raccontare in chiave contemporanea, una antica storia densa di solide radici. Con questo intento ho dato vita ad un progetto artistico a carattere territoriale: “Rinascimento della Materia”, con l’obbiettivo di “elevare” il contenuto culturale di un elemento naturale … la pietra della Maiella, da troppo tempo imprigionata nella gabbia dell’artigianato artistico, per liberarla, proiettandola nel mondo della scultura contemporanea. Essa pertanto viene trasformata dall’utilizzo tradizionale, codificato dal binomio oggetto-funzione, a innovazione, diventando il mezzo per comunicare il mio linguaggio artistico, finalizzato alla ricerca di nuove forme, che seguendo una connotazione estetica-emozionale, emergono dalla materia plasmata per raccontare una storia contemporanea. Il desiderio infinito di indagare me stesso in profondità, è trasferito poi nella tridimensionalità della pietra, arrivando negli angoli più bui, la esploro, la svuoto fino a “rubarle” una dimensione, riportando in superfice la leggerezza della forma, come ad approdare ad un concetto di “Bidimensionalità plasmata”. L’astrazione del volume morto, porta alla luce l’anima viva della materia, un’energia intima e irrequieta, che pur di liberarsi spinge con forza verso l’esterno, duella con la pietra stessa che tenta di contenerla, ma la sua potenza è tale che la schiaccia, la assottiglia, la piega, generando così la sospirata opera. L’equilibrio tra volume fisico e spirituale, determina una scultura governata oltre che dalla leggerezza, dalla pulizia della forma, da linee morbide ma severe, dall’elasticità, tensione e dinamismo cercate nella materia apparentemente sterile, talvolta amplificata mediante l’utilizzo di cordicine, che legano lembi sottili e deformati, fissando la forma. Nel caso in cui si decidesse di reciderle, in un attimo si perderebbe quel desiderato equilibrio a fatica raggiunto, come rimando ad un “effetto memoria”. Questa mia idea di scultura, partendo da quella Classica, intramontabile, definita anche dal rapporto “volume-peso” e storicamente poggiata a pavimento, si pone come evoluzione di tale chiave di lettura, le opere infatti, si elevano leggere verso l’alto e, viaggiando in cerca di orizzonti inesplorati, trovano pareti verticali dove ancorarsi, appropriandosi di questo nuovo spazio, materializzano l’iniziale idea di “Elevazione”. È un racconto intriso di pietra, forma e spazio che, rompendo gli schemi, disorienta lo spettatore, trasportandolo verso la percezione di un materiale alternativo. Le opere incontrano così lo sguardo dell’osservatore, avviano un dialogo, raccontando con il “pieno” il loro vissuto, talvolta con la presenza di fossili, (riportati in vita dopo milioni di anni, ma costretti ad un linguaggio contemporaneo), e aprendosi ascoltano l’interlocutore, tentando di imprigionare nella profondità dei loro “vuoti” le problematiche catturate nel discorso. Il concetto della solidità/peso della pietra è ribaltato, si fa portavoce di fragilità e leggerezza, metafora della società capitalista contemporanea, troppe volte capace di comunicare con mezzi virtuali la propria solitudine esistenziale. Parallelamente all’espressione artistica già descritta, da un po’ di tempo ho sentito l’esigenza di avviare una ricerca riguardo il sostegno/base, solitamente utilizzato per esporre le sculture di piccolo/medio formato, con l’obbiettivo di “rivisitarne” la funzione. Esso da oggetto, umile piano, servile alla scultura che sempre lo ha sovrastato in ogni aspetto, viene trasformato per avviare un nuovo percorso. Liberato da pareti superflue, rivela una straordinaria energia, una potenza capace di scaldare e deformare la pietra, diventando luogo-creativo, si “Eleva” a tal punto da definirne la forma. L’esito finale della scultura è divenuto un profondo rapporto alla pari, una fusione inseparabile, tra la materia viva e chi, contribuendo a plasmarla, con intimo orgoglio, ne mostra l’avvenuto matrimonio. Il mio “progetto artistico” è anche tentativo di ripristinare un “comunicare materiale”, tattile, sincero, che partendo da una estetica-emozionale, ha come obbiettivo il desiderio di evocare piacevoli sentimenti, serenità ed equilibrio, sancendo di fatto una vera e propria “Rinascita della Materia”».