GIANQUINTO ALBERTO
Alberto Gianquinto nasce nel 1929 a Venezia; artista complesso, sfaccettato, per certi versi sfuggente e restio a farsi scoprire tutto d’un colpo; a farti entrare dentro la tenda del suo laboratorio, nel cerchio magico del suo terreno di lavoro ch’egli difende con la gelosia ritrosa di un intellettuale riservato e spesso ombroso. Nel 1929 ha inizio la sua attività pittorica. La sua è una pittura meditata, metodica, studiata, indagine e riflessione, composizione e ricerca, l’avvicinarsi progressivo ad essenzialità e rigore che paiono sovente segni d’ascetismo, di rinuncia, di sobrietà di forme dietro l’avidità galoppante del pensiero. La fama di Alberto Gianquinto esplode negli anni ’50 con le sue prime personali, egli risulta sin da subito un artista molto attento alle tradizioni ed ai colori veneti, ed è subito inserito nella corrente postcubista. Negli anni ’60 rappresenta figure e nature morte o scene d’interni. Nel 1961 aderisce al gruppo ‘’Il pro e il contro’’, costituito anche da Ennio Calabria, Fernando Farulli, Ugo Attardi, Piero Guccione, Renzo Vespignani e dai critici Antonio del Guercio, Dario Micacchi e Duilio Morosini, rimase attivo fino al 1964. Il movimento artistico propone un ritorno all’immagine in totale contrapposizione con le tendenze dei primi anni ’60 che dichiaravano il trionfo di un’arte informale. Si vuole mediare fra la tradizione e le nuove idee per la creazione di una società nuova. La durata di questo gruppo artistico fu breve, ma portò diversi spunti al dibattito culturale del tempo soprattutto per aver rivendicato il realismo lontano dal naturalismo e aver affermato uno spirito d’indipendenza con l’auspicio di “sostituire al concetto di pittore testimone, molto spesso vittima del reale, quello del pittore motore della realtà.” Il gruppo si presenta a Roma, nel dicembre 1961, con la mostra ‘’La violenza ancora’’ che è ospitata al piano superiore della galleria ‘’La nuova pesa’’. L’impossibilità culturale di continuare l’attività in questa sede costringe il gruppo a fondare ed aprire una nuova galleria ‘’Il fante di spade’’ in Via Margutta. con i colleghi artisti Calabria, Attardi, Guccione, Ferroni. Negli anni ’60 si concentra su temi storici e sociali. Negli anni ’70, l’arte e la pittura di Alberto Gianquinto diventa introspettiva. Negli anni ’80 le sue opere divengono evocative e visionarie. Nel 1956 partecipa alla Biennale di Venezia, vi parteciperà anche nel ’60,’62 e nel ’78 con una sala personale. Espone in gallerie di tutta Italia. Alberto Gianquinto non ha mai perduto nel corso del suo fruttuoso lavoro, anzi se ne è fatto sempre di più un segno di distinzione, lo straordinario equilibrio compositivo delle tele, quella geometria costruttiva e strutturale che è tutta nella lucidità scientifica ed architettonica del suo lavoro: essa risponde più sobriamente di qualsiasi discorso all’imperativo razionale e poetico che è la sostanza ultima e ricchissima della sua pittura. Nell’opera infatti, intelaiatura dello spazio, l’equilibrio del colore, il taglio sempre sapientissimo e magico, la nitidezza delle forme evocate e proposte è anche la lezione di metodo per cui il percorso di questo grande artista è l’impagabile testimonianza di uno stile di vita e di un impegno culturale ed artistico. Alberto Gianquinto è anche un poeta, indagatore di emozioni e sentimenti, ridondante di passioni forti e solide, un poeta civile e generoso, rigoroso fino alla durezza e all’inflessibilità, ma la sua vena lirica ed elegiaca non rinuncia a prendere il suo spazio, le sue non meno necessarie epifanie. Alberto Gianquinto muore nel 2003 a Venezia. E’ ricordato come uno degli artisti più raffinati del Novecento Italiano.