MASELLI TITINA

 

Titina Maselli nasce a Roma nel 1924. Dipinge sin da bambina spinta da una grande passione per l’arte. Conduce studi classici. Sin da ragazza viene incoraggiata ed instradata all’arte e spinta ad esporre le sue opere, ma si rifiuta sempre per aspettare il raggiungimento di una maturità artistica. Inizia il suo percorso pittorico nel 1942, con un espressionismo astratto che richiama alle ossessioni metropolitane e la vita contemporanea. Titina Maselli è una delle artiste italiane più importanti del Novecento, ha vissuto a Roma. Ha vissuto a New York dal 1952 al 1955, dove ha approfondito la tematica sulle città. Nell 1955 si trasferisce in Austria, dove rimane fino al 1958. Questo è un periodo d’isolamento che la riporta l’artista all’utilizzo del colore. Nel 1958 torna a Roma dove inizia la produzione di opere di grandi dimensioni.  Nel 1970 si trasferisce a Parigi. È scenografa e illustratrice Scenografa e illustratrice, protagonista della pop art. I suoi temi abbracciano la metropoli, la città moderna, e molti sport quali il ciclismo, il calcio, la boxe, la corsa, con i quali si collega al tema dello spazio-tempo. Titina Maselli ha tenuto mostre nelle maggiori città d’Italia e del Mondo.  Nelle opere di Titina Maselli si evince il vuoto e l’intensità delle città, le sue strutture reiterate, le sue apparizioni frammentate, la sua rete di sfaccettature ed elementi identici che propendono ad investire tutto lo spazio e quadrettarlo. Il vuoto e l’intensità del corpo d’atleta, trasfigurato, snaturato dall’azione, dall’efficacia del gesto, dallo sforzo del record, dell’exploit. E la trascrizione simultanea, sovrapposta, di questi due ordini d’immagini, il loro articolarsi inserito in uno stesso sistema costringente di linee e di colori. Il loro conflitto, la loro eterogeneità, e nello stesso tempo il loro oppressivo coincidere messo a nudo sia a livello materiale sia a livello mitico. La città, un’infilata di facciate altissime, strapiombi di vetro e cemento, una tirannia di rotaie e di strade, una teoria di macchine, di treni, di camion, i tiri a salve delle scritte al neon, una trama di luci e di riflessi che avanzano in una continua aggressione. Il tessuto urbano che libera e imprigiona, suscita e oblitera il corpo ingigantito del boxeur, del calciatore, immobilizzati nell’azione. I due elementi iconografici si sovrappongono e si incastrano, si contraddicono, interferiscono, il dinamismo dell’uno accusando l’immobilità dell’altro, l’energia concentrata opposta a un diffuso aprirsi, l’istantaneità, contro la costante in un solo conflitto generatore di forza e di coerenza plastica nella scrittura del quadro. Per Titina Maselli l’universo della modernità è essenzialmente l’universo dell’utopia. Più che una nuova architettura o un mezzo di trasporto i grattaceli e il metrò sono utopie realizzate. Esse hanno qualcosa dell’eroico e del terribile. Come lo stesso metrò, il volontarismo costruttivista della pittura che rappresenta questo metrò è eroico e datato. Volontarismo e costruttivismo – che furono proprietà di un’altra pittura, ottimista e fiduciosa nell’avvenire del progresso tecnico, quella della generazione dei futuristi – e che, perdurano in questa, ma avendo perso il loro trionfalismo. La modernità mozza il fiato. Essa è la vita, ma è anche ciò che non può essere vissuto. C’è una connivenza fondamentale tra la volontà costruttrice che anima la storia e la potenza energetica che governa l’universo e dirige la natura. L’una raddoppia l’altra ed è perciò che in questa pittura l’energia è ovunque presente., senza lasciare riposo per nessuno. Tutto sembra fatto dalla stessa materia, la carta del giornale come i bulloni, dal momento che i diversi piani del disc orso possono sovrapporsi senza scarto. L’effemeride del giornale è l’effemeride del passaggio del treno. Un lavoro metaforico costante può realizzarsi per così dire senza metafora. Tutto è energia e tutto è coscienza. Tutto è materia e tutto è spirito. È così che questa pittura è nello stesso tempo completamente idealista e completamente materialista.