BORGHESE FRANZ

 

Franz Borghese nasce nel 1941 a Roma. S’inscrive al Liceo Artistico, fra i suoi professori ci sono anche Giulio Turcato, Domenico Purificato, Giuseppe Capogrossi. Inizia a dipingere. Frequenta via Margutta, Conosce Sebastiano Sanguigni e Ugo Moretti. S’iscrive alla Facoltà di Architettura, ma la lascia molto presto senza dare esami. Nel 1963 trova un impiego alla scuola francese come disegnatore di reperti archeologici, presso l’Ambasciata a Palazzo Farnese. Prende lo studio in affitto in Via Pompeo Magno, dove rimane per 10 anni. La notte dipinge, il giorno dorme in ufficio, viene scoperto e licenziato. Conosce Daniela Romano. Nel 1964 fonda il gruppo e la rivista d’arte e cultura ‘’Ferro di Cavallo’’ che esce con alterne vicende per motivi economici. Ad essa collaborano Giorgio Fasan, Dario Bellezza, Daniela Romano, Paolo Petrucci, Francesca Coluzzi, Maurizio Marini, Diego Cimara, Alessandro Haber. Nel 1965 dipinge molti quadri, ma nessun gallerista vuole esporli. Realizza con Daniela Romano, Giorgio Fasan il film pittura sperimentale ‘’La grande mela’’ Nel 1968 presenta la sua prima personale a Roma in Via Margutta, in una galleria aperta da lui, con il concorso di amici. Non frequenta alcun critico, per il catalogo si fa scrivere delle testimonianze dai colleghi Ugo Attardi, Marcello Avenali, Edolo Masci ed Ennio Calabria. Questa personale non è un successo, ma la sera della chiusura, entra il giornalista sportivo Ennio Viero ed acquista tre quadri: è il suo primo collezionista. Il gruppo ‘’Ferro di Cavallo si scioglie’’e la rivista non esce più da tempo. La pinacoteca Comunale di Roma acquista una sua opera. Nel 1969 Vittorio Scorza e Vittorio Pancia scrive di lui su Settimana a Roma. La pittura precedente, drammatica e dai toni scuri, ora improvvisamente viene abbandonata. Nel 1970 presenta la sua personale alla Galleria ‘’Il Calibro’’ di Roma, una serie di dipinti sul ‘’Processo alla Borghesia’’. Espone alla Galleria ‘’Il cannocchiale’’ in Via Brera. Dino Buzzati gli dedica un ‘’pezzo’’ sul Corriere della sera. Nel 1971 espone in una personale alla Galleria Margutta di Pescara. Nel 1975 dedica un periodo agli studi della scultura. Gli viene dedicata una personale nel Palazzo dei Priori di Perugia. Dipinge, con Salvatore Fiume, il quadro di grandi dimensioni ‘’La condanna di Cristo’’, destinato ai Musei Vaticani. Il quadro viene esposto per un mese alla Galleria l’Isola in Via Solferino a Milano. I quadri di Franz Borghese sono tutti una satira più o meno violenta, di una certa classe sociale, di una certa borghesia idiota e paurosa e conformista. I suoi disegni satirici contro la guerra ad esempio, più che da odio viscerale contro le violenze e la brutalità della guerra, i disegni satirici di Franz Borghese nascondono solo per dipanarsi come segno, come linea, quasi per la musicalità del pennino che scorre sulla carta al di fuori di qualsiasi movente turbolento interno: c’è una grazia e un’espressività giocosa che oscilla di continuo tra l’infantile dispettoso e lo sberleffo d’insulto morale, da graffirsi sugli intonaci dei palazzi. In lui c’è il desiderio di cambiare il mondo, di far pulizie di tante ingiustizie, di corruzione, di combattere i potenti. C’è chi sostiene che Franz Borghese dipingesse per colpire la degenerazioni delle ideologie militariste che da sempre si accompagnano a una classe politica corrotta, con una alternanza di accessi e di profitti politici, ma un simile discorso limita tutto il mondo figurativo di Borghese, perché quello che predomina in lui è solo ed esclusivamente il pittore, queste formule possono spiegare il carattere intellettualistico e turbolento dell’artista ma non possono spiegare il carattere ludico dell’opera di Borghese. Nelle opere di Borghese c’è la costruzione del racconto, della storiella disincantata e ironica, c’è il carnevale della vita visto con gli occhi luci di una mattina dicembrina, non ci sono sbavature. Lo sbarazzino, il tenebroso, l’intellettuale, il notturno e solfureo artista ricompone tutte le sue doti, piazza tutte le sue pedine per darci una favola gradevole e gustosa.