BURHAM SAMI
Sami Burhan nasce il 26 febbraio 1929 ad Aleppo (Siria) in una famiglia che cura gli studi religiosi, il padre è un grande matematico e appassionato dell’arte della grafica islamica e suo figlio Sami diventa suo allievo; a soli sette anni già si interessa di scrittura islamica e a dieci inizia a disegnare. Nel 1945 diventa allievo di Husein Husni già primo calligrafo alla corte del sultano di Istanbul. Burhan comincia a creare disegni per l’artigianato e si interessa alla fotografia, colorata a mano con acquerello, pastello ed olio. Nel 1948 stabilisce contatti con diversi artisti ad Aleppo e l’anno dopo, a vent’anni, partecipa al premio di pittura che il comune di Aleppo organizza per il congresso Nazionale degli Emigrati Siro-Americani, ottenendo il primo premio. Nel 1951 viene trasferito per contrasti ideologici in una scuola isolata ma qualche tempo dopo la padronanza dell’arte grafica gli vale la chiamata all’Ufficio Istituzionale di Aleppo. Vince nel 1952 il concorso per l’insegnamento di educazione artistica nelle scuole superiori, diventando professore alla Scuola Magistrale di Aleppo. Viaggia molto verso l’occidente rimanendo fedele alle sue radici culturali orientali, è un viaggiatore curioso e instancabile ed espone in molte città italiane ma anche in altre città europee e nel mondo arabo. Sami Burhan inizia a dipingere il “reale” come dimostrano i suoi primi disegni di paesaggi, di fiori e ritratti per poi giungere attraverso la mescolanza della cultura orientale con quella occidentale ad una pittura originale: forme reali e segni astratti si intrecciano in un’armonia di colori e trasparenze creando un ritmo musicale di chiari e scuri. Con l’intreccio delle lettere arabe i suoi quadri raggiungono l’astrazione e in ogni quadro vi è un messaggio universale “Salamun – Pace”, “La gente è uguale come i denti del pettine”, “Sì alla vita, no alla droga”, “Non danneggiare gli altri ma neanche te stesso”, “Scegli il perdono e ordina il Bene”, “Non dire quello che non sai” e molti altri ancora come si legge nell’elenco delle sue opere del catalogo SAMI BURHAN edito nel 1996. Ma Sami Burhan non è solo un pittore è anche scultore, la sua curiosità e il suo incontro con i marmi della Versilia hanno permesso all’artista siriano di ricercare, di sperimentare l’uso di un materiale diverso con il quale esprimere nuove forme e nuovi intrecci, di produrre l’astrazione nelle tre dimensioni e collocarla nello spazio creando musicalità visive nuove in un gioco di linee verticali e orizzontali, di ombre e luci, di suono e significato e di ricerca dell’assoluto. Muore a Roma nel 2021.